Via Pertinace: la Madonna con il Bambino di Santo Varni

Vi porto ancora con me, nel mio amato quartiere.
Qui, in Circonvallazione a Monte, sulla sommità della scalinata che collega Via Pertinace a Corso Firenze, si ammira una pregevole opera d’arte: è la Madonna con il Bambino e gli angeli realizzata da Santo Varni sul finire della prima metà dell’Ottocento.

Tale pregiata scultura è stata di recente sottoposta ad un accurato restauro che ha restituito alle figure la loro originaria bellezza.

Angeli eterei dalla ali ampie si librano così leggeri.

Con una grazia nella quale Varni era inimitato maestro, sue sono molte delle magnifiche opere che decorano i monumenti funebri del nostro Cimitero Monumentale di Staglieno.

La scultura ha subito negli tempo evidenti danneggiamenti ma rimane comunque un’opera dalla bellezza mirabile.

Come ben narrano gli storici Remondini, vi è una simbologia importante in questa sacra rappresentazione.
Noterete infatti che uno degli angeli regge lo stemma della città.

Ai piedi di Maria sono posti invece i simboli della navigazione e del commercio.

Si notano poi i tratti inconfondibili di Giano bifronte, figura potentemente evocativa per la città di Genova in quanto, secondo un’antica leggenda, si ritiene che Giano sia stato il fondatore della città e si pensa che il toponimo Janua derivi appunto dal suo nome.

Il secondo angelo regge infine tra le dita una corona di alloro.

Questa evidente simbologia si lega alla storia dell’opera e alla sua primaria destinazione: questa immagine della Madonna con il Bambino era infatti stata realizzata per essere collocata sulla porta dell’ormai perduto Ponte Reale e venne trasferita in Via Pertinace sul finire dell’Ottocento.

E se percorrete Corso Firenze così potete ammirare l’opera di Varni.

E in questa maniera la si vede percorrendo la ripida salita di Via Pertinace.

Certo, anche la scalinata avrebbe bisogno di una notevole rinfrescata che le restituisca la sua armonia.

In quanto alla dolce immagine della Madonna che da sempre siamo abituati a trovare in questa parte di Genova, ritengo che sarebbe opportuno collocare nei pressi della scalinata una legenda che racconti la storia di questa scultura, forse sarebbe una giusta maniera per invitate tutti noi a guardare con occhi diversi i luoghi della nostra città.

Così, passando in Via Pertinace, alzate lo sguardo verso la figura di Maria che, contornata dagli angeli, regge amorevole tra le braccia il piccolo Gesù.
Era un tempo nel cuore della città vecchia, sfiorata dal salmastro, in quella Genova di giorni lontani che sappiamo soltanto immaginare.

Un sorriso radioso

Nulla è più commovente, sincero e luminoso del sorriso di un bambino, così colmo di stupore e di gioia.
È una luce che supera il limite del tempo e si ripresenta ancora nella sua disarmante semplicità.
E il sorriso di lei è radioso: lei è una bimbetta ingenua e felice, con i capelli chiari e sottili, un visetto dolce e un bamboletta stretta in una mano.
Nel suo sguardo c’è una cifra indefinibile di meraviglia, di felicità trasparente e autentica.

Se ne sta seduta su una bella poltroncina con il suo abitino di sangallo e gli stivaletti con i bottoncini tondi.
Venne così ritratta in un giorno della sua infanzia dal talentuoso fotografo Achille Testa che così immortalò la sua tenerezza: una bimba con il suo sorriso radioso e tutta la vita davanti.

Dolcissimo Gesù Bambino

In questo giorno di Santo Stefano, la Sua grazia.
Il Bambino Gesù, così adagiato su un drappo rosso, tra le fioriture gioiose delle stelle di Natale.
Rispetto così una mia personale tradizione: in questo giorno, da qualche anno, porto qui un’immagine di Gesù Bambino scattata nell’anno precedente in una delle nostre belle chiese genovesi.
Sotto uno splendori di ori, nella chiesa a Lui dedicata, ecco il Bambino Gesù con la sua tenerezza colma di speranza.

Chiesa del Gesù

I miei auguri di Buon Natale per voi!

Arrivano così i miei auguri per voi, con un suggestivo paesaggio innevato e invernale, nella dolce atmosfera delle feste.
E come ogni anno ci tengo a ringraziarvi per il tempo da voi dedicato ai miei scritti, per ogni volta che venite con me nei miei viaggi nel passato o nei luoghi che amo.
Con la speranza che questo giorno porti in dono gioia e serenità, cari amici, auguro buon Natale a tutti voi!

23 Dicembre 1920: gli auguri di Vincenzino

Questi sono gli auguri di Vincenzino, arrivano da un altro secolo con infinita tenerezza.
Vincenzino è un piccoletto con i capelli biondi, la frangetta, gli occhi blu spalancati sul mondo.
E sorride, tutto felice ed emozionato.
Con la manina si tiene saldamente allo schienale della sedia perché insomma, non si sa mai, meglio esser sicuri!

Gli auguri di questo bimbetto sono scritti sul retro della fotografia, una garbata calligrafia ha lasciato le seguenti parole:

Vincenzino a 13 mesi
invia a mezzo e insieme ai genitori tanti Auguri di Buone Feste Natalizie e di un felicissimo Capo d’Anno a tutti i grandi e piccoli cugini sperando di unirsi a loro nell’allegria e nelle azioni della vita, sotto la grazia e protezione del Signore e Bambino Gesù.

Genova, addì 23 Dicembre 1920

Seguono poi i nomi dei destinatari di questi affettuosi auguri.
Lui, Vincenzino, se ne sta ritto in piedi sulla sedia nello studio del fotografo Giauni e porta le calzette bianche, la vestina e una catenina con due ciondolini.
Il destino era ancora tutto da scrivere, con i suoi insondabili misteri.
Però lui si reggeva forte alla sedia, pronto a resistere a qualunque incertezza.
Era il Natale del 1920, il Natale del piccolo Vincenzino: 13 mesi e tutta la vita davanti.

Il Natale del 1976

Il Natale del 1976 arrivò forse più freddo di questo, allora però avevo da poco compiuto dieci anni e secondo me neanche me ne accorgevo.
In quel Natale del 1976 c’era qui con noi un’ospite graditissima, la mia cara zia della quale spesso vi parlo, lei aveva appena avuto un intervento e allora si pensò che fosse meglio che stesse con noi per qualche tempo, così quando lo zio andava a lavorare lei non rimaneva a casa da sola.
Ricordo quei giorni di dicembre con particolare affetto perché avere la zia da noi era proprio un privilegio, con lei passavamo lunghe settimane nella casa del mare quando era estate ma in inverno, a Natale, era tutta un’altra cosa.
In quel Natale del 1976 al posto dell’abete qui in casa venne addobbato un olivo, se non ricordo male si trattava semplicemente di un grande ramo che venne sistemato in ingresso.
L’olivo era veramente alto e la mamma, con il suo solito estro creativo, lo aveva decorato con le palline dorate e con i fili dorati che andavano di moda negli anni ‘70, c’erano poi degli angioletti fatti da noi con la carta dorata e ripiegati in modo da poter essere riposti tra le foglie.
Gli angioletti, oggi gelosamente conservati in una scatola in cantina, erano stati ritagliati con pazienza certosina uno ad uno seguendo un disegno preciso tracciato con una sagoma, io ricordo quell’albero come una straordinaria particolarità per me davvero entusiasmante.
Quindi Babbo Natale arrivò e lasciò tutti i pacchettini sotto l’olivo e il mattino dopo che bella sorpresa per noi bambine!
C’è una foto di quel Natale del 1976, fatta evidentemente da mio papà che era il fotografo ufficiale di famiglia, in cui si vedono la mamma e la zia sorridenti sullo sfondo mentre io e mia sorella siamo sedute per terra a sfasciare i nostri regali.
Io avevo tutti i capelli scarmigliati, un codino in mezzo alla testa e una vestaglietta a quadretti.
La mamma e la zia sorridevano con quelle espressioni che ancora mi sono rimaste impresse nella memoria e che hanno avuto anche molti anni dopo nei diversi momenti felici delle nostre vite.
Non ricordo esattamente cosa arrivò per me in quel Natale del 1976, dalle foto mi pare di intravedere una confezione di un vestitino di Barbie e di certo ne sarò stata entusiasta.
Di sicuro in quel Natale del 1976 ci fu una bella tavola imbandita con tante cose buone, eravamo tutti insieme a festeggiare e a fare il brindisi con il moscato.
In quelle feste degli anni ‘70, non so precisamente in quali anni, a volte sotto l’albero trovavo gli angioletti di legno.
Erano piccoli, delicati e così graziosi nella loro semplicità, li ho sempre amati e naturalmente li conservo ancora tutti, ne ho molti e sono tutti diversi tra loro.
E oltre agli angioletti ci sono i pretini musicanti, ognuno di essi stringe tra le mani uno strumento e tutti insieme compongono un’orchestrina.
Tre di questi piccoli preti erano miei, due invece appartenevano alla zia: ora stanno tutti vicini e suonano un’allegra musichetta natalizia.
Stanno tutti insieme, proprio come noi in quel Natale del 1976.

Nel passato di Via Roma: il favoloso negozio dei Fratelli Bocconi

Ritornando a camminare nel passato andiamocene a spasso per Via Roma, una delle strade più esclusive della Superba con i suoi negozi lussuosi e le sue scintillanti vetrine.

Incontreremo una gran folla di gentiluomini, qualcuno pare anche un po’ distratto e affaccendato nelle proprie questioni.

Un tale, invece, si fa largo tra la folla non senza fatica: è l’uomo che porta una pesante cesta sulla spalla e si guadagna il pane con il sudore della fronte.
Tutto attorno c’è un gran viavai di professionisti e uomini d’affari in giacca, cravatta e paglietta d’ordinanza.

Si noterà che gran parte della folla è proprio sul marciapiede di destra, qui c’è davvero un’autentica baraonda di gente, si vede che vanno tutti a far compere!
E certamente molti di loro se ne andranno a scegliere tra le offerte del magnifico negozio dei Fratelli Bocconi.
Si nota, salendo l’insegna che spicca lassù in alto ad attirare la clientela.

Inoltre, osserviamo con attenzione: sul muro è affisso anche un avviso che annuncia una grande liquidazione, si nota anche che come indirizzo è indicata Piazza della Nunziata.
Sapete, i Fratelli Bocconi conoscono bene i segreti del commercio, sono imprenditori di gran successo.
Vendono abiti fatti, di certo da loro si trovano anche tutti gli accessori e i capi all’ultima moda, le signore e signorine amano molto gironzolare in cerca di capi di vestiario da acquistare.

E anche voi, in qualche modo, conoscete già il talento commerciale dei Fratelli Bocconi.
Ferdinando e Luigi Bocconi erano imprenditori milanesi e nella seconda metà dell’Ottocento aprirono nel capoluogo lombardo un grande magazzino di mode sul genere di quelli allora in voga in Francia, quei magasins de nouvetés così magistralmente descritti da Emile Zola nel suo romanzo Al Paradiso delle Signore.
L’impresa dei Fratelli Bocconi venne denominata  Aux Villes d’Italie e in seguito poi Alle città d’Italia, furono aperte diverse succursali in altre città oltre alla sede di Milano, uno di questi negozi si trovava proprio a Genova.
In seguito la proprietà fu ceduta a Senatore Borletti e i grandi magazzini un tempo appartenuti ai Fratelli Bocconi conobbero un nuovo corso ed ebbero una nuova denominazione: era nata la Rinascente e come è ben noto questo nome si deve alla fantasia di Gabriele D’Annunzio.
E tutto aveva avuto inizio grazie al fiuto imprenditoriale dei Fratelli Bocconi.

Via Roma è ancora il salotto buono di Genova e qui troviamo le grandi firme e i negozi alla moda.

E camminando per la città, osservando con gli occhi dell’immaginazione, forse anche a voi potrà capitare di compiere una sorta di meraviglioso salto nel tempo alla scoperta del favoloso negozio dei Fratelli Bocconi.

Sotto la pioggia

Un dicembre tiepido e poi, approssimandosi l’inizio dell’inverno, la pioggia.
La pioggia, quando poi non è troppo insistente, dona la sua parte di incommensurabile magia.
Il suono leggero delle gocce che cadono, una sorta di atmosfera quasi ovattata, un ritmo più lento.
L’aria fresca, il silenzio.
Di mattina, quando in giro non c’è ancora quasi nessuno.
Ho anche scordato l’ombrello ma non importa.
La pioggia.
Le strade lucide, gli impermeabili, le pozzanghere, gli stivali di gomma e i cappellini per ripararsi.
Lo sguardo che si alza a cercare le nuvole che sembrano sospese ed eterne e allora ti domandi chissà quando se ne andranno e invece, magari, domani non pioverà più.
Sotto la pioggia i pensieri si fanno più fitti, si accavallano, si ripropongono, altri svaniscono senza che tu possa trattenerli.
Tutto scorre, in qualche modo, inesorabile mentre cammino sotto la pioggia, in Via San Luca.

Chiesa di Nostra Signora delle Grazie e San Gerolamo: la Cappella della Madonna della Guardia

Oggi vi porto con me nella Chiesa di Nostra Signora delle Grazie e San Gerolamo in Corso Firenze, un luogo a me molto caro per motivi personali.
Pur non essendo antichissima come certe chiese della città vecchia anche questa parrocchia di Circonvallazione a Monte racchiude bellezze e stupori.
Oggi ammireremo insieme la Cappella della Madonna della Guardia che trovate al termine della navata destra.

È ricca, fastosa, minuziosamente decorata e venne progettata da uno dei massimi rappresentanti del razionalismo, l’architetto Luigi Carlo Daneri, la cappella fu poi inaugurata nel 1937.

Contribuì alla sua realizzazione anche l’artista Giuseppe Lessi che era stato collaboratore di Gino Coppedè.
A lui si deve il Trittico dell’Annunciazione con i Santi Alessandro e Antonio che si ispira alle opere di pregiati maestri come Simone Martini e Beato Angelico.

Racchiuso in una nicchia riccamente adornata è collocato invece il gruppo scultoreo raffigurante la Madonna della Guardia e il beato Benedetto Pareto raccolto in preghiera ai piedi della Vergine.

La cappella è poi finemente dipinta con le scene della vita della Vergine sempre opera di Giuseppe Lessi.

Splendida è la figura di Maria realizzata da Galletti, autore di numerose sculture collocate nel Cimitero Monumentale di Staglieno.

E una meravigliosa armonia così vi sovrasta.

Le notizie che avete letto sono tratte dal volume “La Chiesa di Nostra Signora delle Grazie e San Gerolamo di Castelletto fra storia e arte “a cura di Caterina Olcese Spingardi e pubblicato dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Liguria in occasione di Genova 2004, in particolare la parte relativa alla Cappella della Madonna della Guardia è curata da Simona Beltrami.
Attraversando questa cappella si giunge alla Sacrestia, per me è sempre un’emozione particolare tornare qui perché ho frequentato a lungo questa chiesa fin da piccola, qui ho fatto la comunione e la cresima e qui la mia mamma insegnava catechismo, ai tempi del compianto Don Francesco Urbano.

E così questa è una chiesa che mi è molto cara, ogni volta che ci entro suscita in me molti ricordi.

Vi potrete trovare opere d’arte degne di nota.

Se passate in Corso Firenze entrate anche voi nella Chiesa di Nostra Signora delle Grazie e San Gerolamo ad ammirare la Cappella della Madonna della Guardia.

Ritrovando la Madonna dell’Olivo di Nicolò Barabino

Oggi ritorno a parlarvi di un’opera celebre e molto amata, ora al centro di una magnifica mostra allestita al Museo Diocesano di Genova: la Quasi oliva speciosa in campis di Nicolò Barabino.
Come ebbi modo già di scrivere nel mio post dedicato alla mostra, questo dipinto è entrato a far parte della devozione popolare ed è stato molte volte replicato in libri sacri, cartoline, quadretti e stendardi.
Anche io, nel mio piccolo, conservo alcune immagini della Madonna dell’Olivo e questa è l’occasione per mostrarvele.
La prima immagine è una cartolina dai colori molto vividi che venne spedita da Pesaro a Genova nel 1939.
Una grazia perfetta e la dolcezza di lei.

La cartolina si ispira alla prima versione del dipinto realizzata da Barabino nella quale l’artista aveva posto alcune arance ai piedi di Maria.

Così ritroviamo quella materna amorevolezza raffigurata dal talento di Barabino.

Dettaglio del trittico raffigurante la Madonna dell’Olivo

La seconda cartolina fu inviata invece nel 1905 da Roma a Fano ed nuovamente una replica della prima realizzazione del quadro con le profumate arance.

Queste due riproduzioni sono assai meno particolari della terza che mi pregio di poter custodire.
Con la fantasia andiamo ad un giorno del secolo scorso e immaginiamo un estroso fotografo che apre un “casting” per trovare una fanciulla somigliante a colei che era stata immortalata da Nicolò Barabino.

Non deve essere certo stata un’impresa facile ma, in ogni caso, l’anonimo autore di questa cartolina fotografica riuscì nel suo intento.
Lei ha il capo coperto, l’ovale perfetto, lo sguardo amorevole.
Il bambino, pur essendo docile e obbediente, si mostra vivace e allegro come tutti i piccini della sua età.
La cartolina fotografica viaggiò da Bologna a Genova nel lontano 1908.

Ai piedi di Maria, nel dipinto, ci sono quelle arance e quei rami di simbolico olivo.

E osservate bene il dettaglio: ai piedi di questa giovane ritratta nei panni di Maria ci sono invece fiori e boccioli.

Questa parte inferiore del ritratto pare ispirarsi alla seconda versione del quadro: il manto cade in maniera quasi identica, a terra in entrambi i casi ci sono i fiori.

Per il resto la postura di Maria rammenta invece la prima versione del dipinto.
Se ancora non lo avete fatto vi consiglio di andare al Museo Diocesano a visitare Sacro & Pop. La Quasi oliva speciosa in campis di Nicolò Barabino, capolavoro della pittura dell’Ottocento la mostra è realizzata a cura di Lilli Ghio, Paola Martini, Caterina Olcese Spingardi e Sergio Rebora, qui trovate il mio post dedicato all’esposizione.

Io spero, un giorno, di trovare da qualche parte un grazioso quadretto con la Madonna dell’Olivo, un oggetto semplice e di poche pretese.
Lo appenderei al muro, nella mia stanza.
Per adesso conservo con cura la fotografia di una fanciulla che, in un giorno della sua giovinezza, venne così ritratta nelle vesti della Madonna dell’Olivo.